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Valco San Paolo: Acrobax si prende la “piscina paesaggio”

Occupazione flash dell'impianto sportivo di Valco San Paolo. L'azione, durata poche ore, è servita a far luce sulle contraddizioni tra gli spazi dove si pratica lo sport popolare e quelli dove si realizza la speculazione sportiva

Non è durata molto l’occupazione della Piscina Paesaggio. L’intenzione degli attivisti, provenienti dal centro sociale Acrobax, non era però quella di mettere le tende nell’impianto di Valco San Paolo. Al contrario, si volevano mettere in luce i ritardi e gli sprechi che hanno caratterizzato la struttura sportiva. A sei anni dalla sua costruzione, ancora chiusa ed incompiuta.

PASSEGGIATA E RIAPPROPRIAZIONE - L’iniziativa, messa in campo domenica 30 maggio da ragazzi e ragazze che fanno parte degli All Reds Rugby ed All Reds Basket, era stata lanciata da un motto: “la nostra passione contro la vostra speculazione”. Ed infatti, nei giorni precedenti, alcuni volantini avevano annunciato un’assemblea pubblica a Parco Schuster, cui sarebbero seguite  “una passeggiata e riappropriazione”.

LO TSUNAMI SPECULATIVO - “I grandi eventi sportivi sono solo uno strumento per saccheggiare e devastare sia le casse degli stati che i quartieri dove abitiamo” scrivono in una nota gli attivisti, riferendosi alla candidatura di Roma per le Olimpiadi. “Dalle Olimpiadi del 1960 ai mondiali di nuoto del 2009, passando per i mondiali di calcio di Italia ’90, non c’è stato evento sportivo che si salvasse da questo tsunami speculativo. Non stiamo parlando di altri mondi, ma di Montagnola, di Ostia e di via della Vasca Navale. Stiamo parlando di casa nostra” osservano gli attivisti che rivendicano d'essere “quelli che si riappropriano di spazi abbandonati per trasformarli in luoghi sociali, dove praticare sport e cultura” . In questo caso, lanciando una TAZ, acronimo che sta per “zona temporaneamente autonoma”. Al termine dell'iniziativa, l'impianto è infatti tornato al suo destino.

LA VICENDA - La Piscina Paesaggio di Valco San Paolo, realizzata nell’ambito dei Mondiali di Nuoto del 2009, è rimasta una ferita aperta nel territorio. Dietro la pesante cancellata in ferro, la struttura non è mai decollata, nonostante i 16 milioni di euro investiti. Anche l’istituzione di prossimità, a più riprese, aveva tentato di far luce sullo spreco di risorse pubbliche che la gestione di quell’operazione aveva prodotto. Lo scorso luglio il Presidente Catarci aveva dichiarato che“per rendere davvero fruibile il complesso, il Ministero si era impegnato a consegnare l’intero complesso entro il giugno del 2015. Ci siamo. Eppure la struttura, rimane inesorabilmente chiusa

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