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Allarme rifugiati: trovare edifici adatti agli Afgani in transito

Nonostante la tensostruttura sia di moderna concezione, il Municipio ricorda il suo carattere emergenziale e richiede, ancora una volta, locali adatti ai soggetti in transito che non vogliono una tradizionale accoglienza

L’Air Terminal Ostiense, o per meglio dire l’area circostante, per moltissimo tempo è stata additata come una zona caratterizzata da un elevato degrado sociale. La presenza di centinaia di  profughi Afgani, giunti in Italia per sfuggire ad una guerra che metteva a ferro e fuoco il loro paese, era stata da molti giudicata come espressione d’un disagio cui andava posto rimedio.

La  soluzione della tensostruttura. La soluzione approntata dal Comune, in accordo con il Municipio XI, fu quella di realizzare una tensostruttura dove ospitare circa 150 Afgani, togliendoli dalla strada, in sostituzione della quale poterono trovare un tendone, con letti a castello al posto dei giacigli improvvisati.
Quella soluzione, salutata come necessaria, rischia con il tempo di non mostrarsi all’altezza delle aspettative. Per questo, il Municipio Roma XI ha più volte sollecitato il Primo Cittadino, l’Assessorato alle politiche sociali del Comune , ed il Gabinetto del Sindaco, a prendere provvedimenti. “La tensostruttura è stata indispensabile per togliere la vergogna del campo spontaneo di via Ostiense  ed ha funzionato  - ha riconosciuto Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI - perché non tutti, ma la gran parte dei rifugiati Afgani  vi si sono trasferiti”.

Il passaggio successivo. Tuttavia, quello che il minisindaco in una recente intervista ci ha confessato, è che finora sono andati a vuoto tutti i tentativi del Municipio XI di procedere verso il necessario e successivo passaggio. Trovare una struttura adeguata per i soggetti solamente in transito. “Come Municipio abbiamo fatto un atto di Consiglio, e quindi ci siamo espressi nella forma più democratica consentitaci; inoltre abbiamo scritto decine di solleciti dall’Ufficio di Presidenza, l’ultimo dei quali con una lettera inoltrata una decina di giorni fa insieme alle associazioni che nella tensostruttura fanno volontariato, per porre la questione d'una nuova struttura, più specializzata ”.

Un servizio specifico per i rifugiati in transito. Entrando nel merito, la richiesta che dall’istituzione di prossimità viene continuamente avanzata è sempre la stessa: “ Affinché la tensostruttura non si trasformi a sua volta in una vergogna, va trovata un’altra sistemazione. Le persone transitanti che delle 150 presenti nella tensostruttura sono la maggior parte, devono avere un servizio dedicato che le mantenga una quindicina di giorni e che le aiuti a prendere il treno per recarsi dove hanno deciso di stabilirsi.  E questo significa – precisa Catarci – fare  un lavoro  specifico dentro l’edificio, specializzandolo sui transitati. Altrimenti il rischio è di trasformare questo servizio, assolutamente  positivo, in qualcosa di vano".

I soggetti in transito e l'assistenza tradizionale. E sarebbe un peccato,dal momento che "la tensostruttura - ricorda Catarci - è un esperimento positivo, visitato persino dalle autorità greche che, con la Vice Sindaca di Patrasso - un porto dove transitano molti rifugiati - sono venuti a vedere come funzionava . Ma ora rischiamo di vanificare il risultato  perché, non essendoci  posti  sufficienti per l’assistenza tradizionale, si rischia di inficiare il servizio rivolto ai soli  transitanti,  soffocato da quello  approntanto per la normale assistenza”.  In altre parole, se si ammassano i rifugiati, mettendo insieme coloro che vorrebbero lasciare l’Italia, con quanti vorrebbero stabilirvisi, si rende un cattivo servizio a tutti. Ed in breve tempo, la tensostruttura rischia di perdere quella funzione, per la quale era stata progettata.

Il Comune e la nuova sede. “Siamo in presenza di un deficit strutturale della città. Le associazioni che operano nella tensostruttura, da  Medu a  Prociv Arci, fino A Buon Diritto,  portandovi servizi gratuiti, ci  segnalano questa questione:s e non si svuota il tendone, togliendovi i non transitanti, è difficile rendere un buon servizio per i transtitanti. Pertanto – conclude Andrea Catarci – noi al Comune  che periodicamente sostiene di voler togliere la tenda, senza dire né dove manderà le persone, né se intende ricollocarla da qualche altra parte, né se ha 150 posti da destinare alle persone, chiediamo di trovare un’altra struttura per i transitanti. Ed anche se più volte noi abbiamo indicato il San Michele come la realtà più adatta, vogliamo che sia proprio il Comune, in questo  il Municipio è laico, a scegliere la sede migliore. Purchè si faccia”.


 

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