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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Municipio VIII: “Riaprite i rubinetti al Corto Circuito”

Solidarietà al Centro Sociale di Cinecittà che ha subito sia il sequestro di due edifici che un distacco idrico. "Se gli sono state contestate irregolarità edilizie, perché gli è stata chiusa l'acqua? Si torni a garantirne la vivibilità"

L’esperienza del Centro Sociale Corto Circuito, è una delle più durature della città. Non meraviglia particolarmente quindi che, attestati di solidarietà, rimbalzino da un municipio ad un altro. In particolare, a molti è sembrato eccessiva la scelta di effettuare un distacco idrico. Cosa che, evidentemente,  rischia di provocare pesanti ricadute su tutte le attività che il CSOA mette a disposizione del territorio.

RECUPERATI LUOGHI ABBANDONATI - “E’ necessario che si torni subito a garantire le condizioni di vivibilità di uno spazio fondamentale per Cinecittà e per Roma tutta” ha chiarito subito il Presidente Catarci. “Si tratta di uno dei centri sociali storici di Roma, uno di quei luoghi in cui dagli anni 80 in poi -  ha ricordato il Minisindaco – si è favorito il protagonismo giovanile e si è  prodotto cultura, socialità, confronto collettivo, sport, memoria storica, a partire dal recupero volontario di luoghi lasciati colpevolmente all’abbandono ed al degrado”.

GLI INCENDI PASSATI - I 24 anni di attività del Corto Circuito, non sono stati esenti da tragedie. “Negli anni ha subito due incendi, il primo di matrice dolosa e neofascista, in cui nel 1991 trovò la morte Auro Bruni – ha infatti ricordato Catarci -  ed il secondo probabilmente da addebitare alla casualità, nel 2012, in cui sono stati gravemente lesionati alcune parti dei  fabbricati. Con il sequestro odierno di alcuni manufatti installati a seguito dell’emergenza generata dall’ultimo incendio e, soprattutto, con il blocco della fornitura idrica, si impedisce la complessiva agibilità ai militanti ed ai frequentatori”. 

UN DISCUTIBILE DISTACCO IDRICO - Le strutture interessate dal sequestro hanno riguardato un edificio in legno utilizzato per corsi di danza e per la scuola popolare ed una tensostruttura, adibita ad osteria ma utilizzata anche per incontri pubblici. “Rinunciare a parte degli spazi sarebbe difficoltoso ma comunque possibile,ma dell’acqua evidentemente non si può fare a meno.. E per quale motivo si contestino delle irregolarità di tipo edilizio e si chiudano i rubinetti rimane del tutto incomprensibile!”. Per questo, oltre che chiedere di tornare a garantire la vivibilità del Centro Sociale, molto complicata senza l’acqua, Catarci rivendica anche “una riflessione seria sul ruolo positivo svolto dall’arcipelago dei centri sociali nella città”.

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