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Pace conferma le dimissioni: "Dalla Raggi ai deputati nessuno mi ha chiamato"

Il Presidente Pace ribadisce l'intenzione di lasciare il Municipio VIII ad una gestione commissariale. Sui rapporti con i pentastellati "dissidenti" spiega: "Avevo anche proposto di coinvolgerli nelle scelte degli assessori, hanno rifiutato"

La consiliatura volge al termine. Mercoledì 5 aprile le dimissioni del presidente Paolo Pace diventano effettive. Restano dunque appena due giorni per far rientrare la crisi nel Municipio. L'esperienza di governo dei pentastellati, potrebbe chiudersi dopo appena otto mesi. Il contrasto maturato tra duecorrenti del M5s si è mostrato finora insuperabile.

LA MEDIAZIONE FALLITA - “La Sindaca non mi ha chiamato – spiega Paolo Pace a RomaToday – e neppure i deputati del MoVimento. Mi hanno solo riferito che questa mattina un paio di consiglieri capitolini si sono fatti vedere in Municipio. Purtroppo sono venuti in un momento in cui non ero presente, quindi non ho idea di cosa volessero comunicarmi”. Per il capogruppo comunale Paolo Ferrara, non è stato il primo tentativo andato a vuoto. La volontà di ricomporre i contrasti maturati tra Pace e nove consiglieri di maggioranza, c'è stata. Ma non si è rivelata efficace.

LA SCELTA DEGLI ASSESSORI - “Vorrebbero un presidente esautorato dalle responsabilità che gli attribuisce la legge. Un presidente da manovrare come un burattino – rimarca Paolo Pace – ma ovviamente c’è un limite a tutto, che è dato dalla dignità umana, oltre la quale non si può andare. In uno degli incontri che si è svolto in Campidoglio, è stato chiesto di azzerare tutta la Giunta municipale. Perché magari si parte con il Vicepresidente Serafini, persona che stimo moltissimo. E poi si segue con tutti gli altri. Dovrei quindi governare con una squadra che non ho scelto io? Mi sembra inaccettabile”.

IL RAMMARICO - “E’ un peccato che finisca così. Ricevo molte lettere di persone dispiaciute per come stanno andando le cose. Non siamo riusciti a fare molto, ma quel poco è stato apprezzato. Dispiace anche all’opposizione che, sul piano personale, si è mostrata molto partecipe. Ma il rammarico è soprattutto per un territorio sul quale avevamo avviato un lavoro e che solo in parte porterà i suoi frutti”. Impossibile da ricomporre il quadro? A poche ore dalla fine del mandato, la risposta appare affermativa. “Avevo anche proposto ai nove consiglieri di scegliere un assessore all’urbanistica. L’altro assessore (alla cultura ndr) lo avrei selezionato io, ma con il loro aiuto. Avrebbero potuto partecipare alle sedute, esprimersi in merito all’opportunità o meno di scegliere. Insomma, avevo suggerito un percorso volto alla condivisione, per arrivare a scelte democratiche. Hanno bocciato anche questa proposta”. L'accordo non è stato trovato. Difficile che si riesca a farlo in un paio di giorni.

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